Maurizio de Bonfils, nato e cresciuto a Bari, ha lavorato per moltissimi anni in diversi Istituti Bancari, dirigendo numerose sedi e occupandosi per lo più di Finanza. In questo primo romanzo ha riversato la maggior parte dei dubbi e dei timori che ognuno di noi coltiva nel profondo del proprio io, ponendosi frequentemente domande alle quali spesso o sempre non c’è una risposta. A questi timori e dubbi ha voluto dare forma umana con il personaggio di Miki Luna.
Dicono del romanzo…
C’è un momento nella vita di ciascuno di noi in cui ci si trova di fronte a domande irrispondibili come può essere quella che riguarda il mistero che lega la nostra esistenza alla morte, o cosa accadrà di noi. A tali quesiti cerca di dare una risposta l’autore, ma senza la presunzione di avere certezze o verità assolute. Con quell’arma che ogni uomo possiede e che lo rende unico nel creato, usa la fantasia, l’immaginazione. Entra attraverso la scrittura nel mondo dell’impossibile regalandoci “Al massimo una vita”.
Maurizio de Bonfils, alla sua prima opera, costruisce una storia molto singolare, ci fa riflettere su chi siamo e chi non siamo, su chi vorremmo o potremmo essere.
Ci insegna che la vita può offrirci una miriade di strade e forse non sempre scegliamo la migliore o la giusta, ma solo quella che ci appare tale. Un libro che pone dunque infiniti dubbi. Sull’essere Francesco e il non esserlo più, sull’essere Miky Luna e non volerlo essere o esserlo per forza. Un libro che sicuramente fa camminare le idee, obbliga a delle scelte, incuriosisce per la singolarità della trama.
“Al massimo una vita” non è un romanzo filosofico, non è un noir, è una storia inconsueta, i cui due protagonisti, per uno strano sortilegio, si incontrano nella sala di rianimazione di un ospedale e si ritrovano al risveglio uno nel corpo dell’altro. Uno perderà il corpo, Francesco, e l’altro, Miky, l’anima. Per un gioco del destino, si salverà il meglio di ciascuno. Francesco abiterà nel corpo di un uomo che non conosce e di cui ignora gli ignobili traffici, un uomo attraente e affascinante, nel quale stenta a riconoscersi.
La trama ci avvince e si colora di momenti intensi, forti, carichi di aspettative. I luoghi sono quelli a noi noti, una Bari dove tutto può accadere, quella che percorriamo quotidianamente, da piazza Umberto a piazza Cesare Battisti, alle vie limitrofe, alle viuzze del borgo antico. Si sposta poi nella campagna di Polignano lungo la statale 16 per portarci in una avviata azienda agricola dove, dietro la produzione del vino, si nasconde ben altro. Il libro è tutta una scoperta di luoghi e personaggi, amici, nemici, quasi una scoperta del proprio essere, del proprio sentire, vivere. Non mancano colpi di scena e sorprese che rendono la lettura sicuramente appassionante.
“Pessoa soffriva di una doppia vertigine: l’angoscia di essere un io, il desiderio di esserlo, la paura di esserlo; e l’ansia moltiplicata dal desiderio e dal terrore di diventare un altro … di essere straniero a se stesso…”
E il nostro Francesco/Maurizio?
Di Amalia Mancini