Tiziana Schiavarelli ha iniziato la sua carriera d’attrice nella seconda metà degli anni Settanta, all’età di quindici anni, debuttando in teatro con la Compagnia Anonima G.R., dalla quale, pur avendo avuto percorsi personali nel cinema e nella televisione, non si è mai allontanata. Circa 30 produzioni teatrali con l’Anonima G.R., ha dato vita a diverse caratterizzazioni comiche di personaggi femminili, spesso con una forte connotazione barese è stata diretta dal regista Nanni Loy in due spettacoli teatrali: Dolce o amaro?, tratto dal film Cafè Express, e L’osso sacro. Con Dante Marmone condivide la propria vita, un lungo percorso teatrale, nonché l’esperienza televisiva che li vede tuttora impegnati nella realizzazione, nel doppio ruolo di autori e protagonisti, della sitcom Catene, premiata dalla critica nazionale (Aldo Grasso su “Sette”) come una tra le più interessanti fiction italiane. Si è cimentata anche in ruoli drammatici come nei film La casa delle donne, diretto da Mimmo Mongelli, e La- CapaGira di Alessandro Piva. Molto impegnata anche musicalmente, è interprete di diverse canzoni popolari composte da Dante Marmone, nonché autrice di alcune canzoni comiche.
Io, la seconda figlia. Storia semiseria di una primadonna
€10,00
La vita, l’amore, le avventure di un’amatissima attrice barese. Sono la seconda di due figlie e i secondi figli, come si sa, vengono cresciuti più facilmente, con modi più spicci, senza tutti quegli impacci, tutte quelle attenzioni, quelle delicatezze che si hanno col primo figlio… e infatti i secondi figli escono più spicci, meno impacciati e meno delicati, più rozzi. Io, per esempio, rispetto a mia sorella sono più zaguana, anche se passo per essere una donna di classe. A volte. Non sempre. Ho un mio stile va’!… Secondi figli hanno un trattamento da secondi, insomma: vestiti di seconda mano, scarpe di seconda mano. Io che sono sempre stata fissata per le scarpe l’ho vissuta male la storia, perché non solo mi venivano messe le scarpe usate di mia sorella – e che magari non mi piacevano nemmeno da nuove – ma l’estate quando si andavano a riesumare le scarpe dell’anno prima, che ovviamente mi andavano strette, mio padre sbizzarriva il suo estro e le tagliava alla punta. Diventavano, quindi, sandali quelle scarpe che erano nate per essere chiuse.