Luciana Censi, ha studiato matematica all’Università di Perugia. Da qualche tempo ha cominciato a scrivere racconti e poesie conseguendo risultati significativi e vincendo numerosi concorsi letterari in tutta Italia.
È stata finalista del concorso letterario e fotografico “Dieci anni Gelsorosso” con il racconto incluso in questa antologia “Volevo dire Gerso”.
La prima passione continua, però, ad essere l’insegnamento della matematica: confessa che raggiungere la tesi di un teorema le dà le stesse sensazioni di una vittoria.
Con le sue parole prova a cercare il pezzo mancante di un puzzle chiamato vita e trovarlo è sempre una gran fatica.
La tirannia della memoria
€10,00
Carpe diem, il latino che ho imparato con la testa fra le nuvole a qualcosa serve. Quel motto mi sembra ancora una volta un invito a non subire la vita e la sorte, a cercare la luce dell’alba del tramonto delle stelle, quel che ci resta del Paradiso. Una fuga verso l’eternità.
Il titolo La tirannia della memoria, a pagine non ancora aperte, mi ha fatto pensare al giovane e bravissimo filosofo Diego Fusaro che seguo sempre con attenzione, amando fra l’altro la filosofia. Fusaro dà alla “tirannia della memoria” un significato negativo. Perché è un esercizio che condiziona il nostro vivere sociale-economico-politico, in quanto l’uomo non è in grado di rigettare gli errori e le tragedie del passato. Anzi, la “tirannia” condiziona il presente e il futuro, scoraggiando passioni nuove. Insomma, “leggendo” male la memoria, con ideologie distorte e conservatrici, l’uomo mette un macigno davanti a sé, si autolimita.
Questo è il verbo di Diego Fusaro. Il verbo di Luciana, per fortuna, non ci impegna tanto. Non ha voli pindarici e filosofici. E non è un male, essendo la narrativa, specie quella dei racconti, portatrice di evasioni e di godimento. L’archivio della Censi non conserva tragedie o episodi rompi-cervello. Custodisce spaccati di vita familiare, con i nonni, il papà, la mamma, i primi amori, la natura, i sogni.
dalla prefazione di Gianni Spinelli